La Repubblica democratica socialista dello Sri Lanka è stata devastata, per ventisette anni, da un conflitto inter-etnico tra la maggioranza cingalese (buddista) e la minoranza tamil (indù).
Ma l'origine della guerra civile è antica quasi quanto la storia dell'isola: indiani e cingalesi si sono contesi l’isola per secoli fino dall'epoca delle colonie, quando il Portogallo ne fece un porto strategico e un magazzino per il commercio di spezie (1505). Poi fu la volta degli olandesi e a seguire degli inglesi. E proprio sotto il drappo britannico arrivarono frotte di tamil, provenienti dal Tamil Nadu, nel sud dell'India, come lavoratori stagionali nelle piantagioni di caffè e in seguito di tè : una minoranza scomoda, prediletta dal divide et impera di Londra, che faceva orrore ai cingalesi memori delle longa manus dell'India nel corso della secolare storia dell'isola.
Quando l'isola di Ceylon, nel 1948, divenne indipendente, la polveriera era già pronta ad esplodere: ai tamil vennero subito tolti i diritti civili.
Nel 1956 il governo di Solomon Bandranaike proclamò il cingalese unica lingua ufficiale ed il buddismo religione di Stato. La popolazione d’etnia tamil, circa il 13% degli abitanti, d’origine indiana e religione induista, presente nel nord-est del Paese, apprese la notizia come una chiara volontà da parte del governo centrale di voler creare disparità di diritti e limitazioni della libertà. In un primo momento l’opposizione tamil si svolse principalmente sul piano politico e lo stesso Bandranaike propose delle aperture alla minoranza etnica, ma la reazione cingalese fu violenta ed il Primo Ministro fu assassinato da un monaco buddista nel 1959. La moglie di Bandranaike, Sirimavo, lo sostituì nella carica ed acuì le politiche nazionaliste inizialmente proposte dal consorte, non facendo partecipare rappresentanti tamil né alla stesura della Costituzione del 1972, né a quella del 1978.
Nel 1972 Ceylon si autoproclamò Sri Lanka nel solco della tradizione nazionalista e promosse leggi per la diffusione dell'unica religione di stato: il buddismo. In quegli anni nacquero i primi gruppi clandestini che osteggiarono i provvedimenti del governo centrale e nel 1976 sorse il movimento armato LTTE (Liberation Tigers of Tamil Eelam), la cui opposizione violenta è caratterizzata da metodi di guerriglia e dalla pratica degli attentati suicidi.
Gli anni '80 furono teatro di una dolorosa guerra aperta: il governo di Colombo attuò una durissima repressione. Il soffocamento dell’insurrezione Tamil sfociò in un’azione di "pulizia etnica" che provocò la fuga di circa 65.000 tamil verso l’India, loro terra d’origine.
Le trattative di pace del 1985 non portarono ad alcun risultato. Dopo la creazione di alcune aree a controllo tamil, entrò in scena anche l'India, fortemente contrastata da entrambe le fazioni, con l'invio di una forza di peacekeeping che rimase in campo fino al 1990.
Nel 2000 la Norvegia ha iniziato un’opera di mediazione del conflitto e nel 2002 ha ottenuto il risultato di uno storico cessate il fuoco.
Il rispetto del cessate-il-fuoco è sempre stato relativo e nel novembre 2005 le violenze si sono nuovamente intensificate allorquando le elezioni presidenziali sono state vinte da Mahinda Rajapakse. La campagna elettorale di Rajapakse era stata basata su una linea dura riguardo alle trattative di pace con i rappresentanti tamil e sul postulato che, in qualunque caso, il conflitto si sarebbe risolto all’interno di un unico Stato.
Nelle ultime elezioni presidenziali Rajapakse si è avvalso del sostegno sia del partito marxista sia di quello dei monaci buddisti, da sempre ferocemente contrari ad una soluzione di compromesso con il LTTE. Il popolo tamil ha disertato le elezioni su indicazione dello stesso LTTE. Nel nord del Paese i tassi d’astensionismo non sono mai stati così alti, sintomo che il LTTE ha ancora un’ampia influenza sulla popolazione.
Ultimo tentativo di accordo sono stati i colloqui di pace di Ginevra dell’ottobre 2006 patrocinati dalla Norvegia, in cui esponenti del governo e del LTTE avevano concordato un temporaneo cessate il fuoco poi fallito dopo pochi giorni.
All’inizio del 2007 l’esercito di Colombo ha concluso una delle più grandi offensive degli ultimi tempi: con un violento attacco di terra, supportato dall’aviazione, le truppe regolari hanno conquistato la città di Vakarai, a nord-est dell’isola, dove alcuni reparti delle Tigri stavano riorganizzandosi per una controffensiva.
Dopo aver perso il controllo di numerosi territori, riconquistati negli ultimi mesi dalle forze governative, l'LTTE (Liberations Tigers of Tamil Eelam) ha recentemente reagito con una serie di attacchi aerei, dimostrando dunque capacità a dir poco sorprendenti per una formazione guerrigliera.
Il 23 novembre 2008 le truppe del governo cingalese sferrano un attacco al cuore della città Tamil di Kilinochchi e così il 2 gennaio 2009 l'area che da sempre era stata sotto l'occupazione delle Tigri Tamil cade in mano al governo dello Sri Lanka. Poco dopo, il 25 gennaio, alcune truppe cingalesi entrano anche a Mullaivitu ed invadono definitivamente l'intera città. Nel marzo, nonostante la creazione di “corridoi umanitari di fuga” per i civili e gli sfollati da parte dello stato Sri Lanka, fonti ONU denunciano 2800 vittime innocenti (per la maggior parte bambini). In soli 2 mesi le vittime civili aumentano, 6500 secondo fonti ONU. Malgrado il 26 aprile gli esponenti Tamil Eelam dichiarino una tregua (unilaterale), la guerriglia non si ferma. Il conflitto interetnico, in verità triste eredità della dominazione coloniale, ha termine, dopo 26 anni, il 17 maggio con la resa delle “Tigri”, dopo l'uccisione del leader e fondatore del LTTE, Velupillai Prabhakaran, da parte dei soldati governativi.
Tra gli 80 mila e i 100 mila morti in quasi 27 anni di guerra civile tra le forze governative dello Sri Lanka e le Tigri Tamil. E' il bilancio tracciato dall'Onu dopo che il governo cingalese ha dichiarato chiuso il conflitto, la cui responsabilità va condivisa tra le due parti in causa: non va dimenticato che sia la guerriglia che il governo hanno abusato dei civili (stupri, torture e sparizioni).
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